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mercoledì 19 ottobre 2011
Le emozioni aiutano ad imparare
Imitare una persona aiuta ad imparare più facilmente, più di quanto sia possibile riproducendo un modello non umano. La chiave è l'empatia che si crea con le persone in carne ed ossa. Osservare qualcuno mentre compie un'azione e riprodurne il gesto, infatti, è una capacità innata negli esseri umani. E l?imitazione è un importante processo di apprendimento, il più economico. Ora, ricercatori della Sissa di Trieste hanno scoperto che è proprio l'empatia a favorire le risposte imitative. E lo spiegano sulla rivista 'Brain Research'. Attraverso un esperimento realizzato con la risonanza magnetica - in collaborazione con il Consorzio di neuroimmagine del Friuli Venezia Giulia, presso l'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine - i neuroscienziati hanno riscontrato che un contesto emotivo e sociale influenza i sistemi neurali deputati al controllo motorio, favorendo l?identificazione con un?altra persona e la riproduzione delle sue azioni. Una facilitazione che non si verifica quando il modello da imitare non è biologico, come per esempio un robot: replicare un gesto è più facile, dunque, quando il modello da imitare è un altro essere umano. Il nostro sistema nervoso centrale è provvisto di meccanismi cognitivi e neurali per mezzo dei quali possiamo capire i comportamenti delle altre persone e anticiparli. Si tratta di una facoltà fondamentale per la comprensione e l'apprendimento. Quando osserviamo qualcuno mentre lancia una palla, per esempio, nel nostro cervello possono attivarsi le stesse aree necessarie per l?esecuzione di quel gesto: le cortecce motorie, premotorie e parietali. Quando osserviamo un?altra persona che compie un'azione, attiviamo il repertorio motorio immagazzinato nella memoria semantica. Anche i meccanismi empatici si basano su un principio simile: osservare qualcuno che prova paura, tristezza o gioia induce un?attivazione degli stessi circuiti neurali che si attivano quando siamo noi stessi in prima persona a vivere tali emozioni. L?empatia, del resto, è la capacità di comprendere quello che provano gli altri e si basa su un processo di simulazione interna degli stati emotivi altrui. "Con la risonanza magnetica, abbiamo monitorato l?afflusso di sangue in alcune aree del cervello (motorie, premotorie, e parietali) durante l?osservazione e l?imitazione di gesti eseguiti da un agente biologico (una mano) o da un agente non biologico (un puntino)", spiega Raffaella Rumiati, responsabile del comitato scientifico del Consorzio fMRI del Friuli Venezia Giulia. I neuroscienziati hanno così osservato una maggiore attivazione del sistema motorio quando la persona deve imitare il movimento della mano (osservata su un monitor) in un contesto emotivo che promuove empatia (un volto triste, per esempio, a differenza di una faccia arrabbiata). "Il sistema emotivo influenza il sistema motorio e in particolare le emozioni prosociali influenzano la nostra capacità di imitare gli altri", conclude Cristiano Crescentini, 32 anni, ricercatore alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) di Trieste. Alla ricerca, supportata da Philips e Regione Friuli Venezia Giulia, hanno partecipato anche Paola Mengotti (Sissa) e Alessandro Grecucci, del Cimec di Trento ed ex studente di dottorato alla Sissa.
lunedì 17 ottobre 2011
Berlusconi, telefonate shock a Lavitola "Facciamo fuori il tribunale di Milano"
"Rivoluzione con milioni in piazza. Diamo l'assedio a Repubblica". E' l'autunno del 2009. Il premier parla con il direttore del'Avanti! di lodo Alfano, raccomandazioni alla Guardia di Finanza e soldi ai giornali
"Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c'è un'alternativa...". Parola di Silvio Berlusconi nell'ottobre 2009. Sì, proprio lui. Si sfoga al telefono con Valter Lavitola, il giornalista-faccendiere incredibilmente di casa a palazzo Grazioli. Questa è solo una delle migliaia di telefonate raccolte negli atti dell'inchiesta di Pescara sui fondi dell'Avanti. Sta in un cd depositato al processo. Intercettazioni ormai pubbliche quindi. Sorprendenti. Confermano il rapporto strettissimo tra il premier e Lavitola. Che, come dice lui stesso, lo accompagna abitualmente in aeroporto. In questa stretta relazione il Cavaliere rivela i suoi odi e le sue ossessioni: "La situazione oggi in Italia è la seguente: la gente non conta un cazzo... Il Parlamento non conta un cazzo... Siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che si appoggiano a Repubblica e a tutti i giornali di sinistra, e alla stampa estera". Qual è, allora, la ricetta risolutiva del premier? "Facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera". Colloqui continui tra Lavitola e il premier, l'affannosa ricerca di non farsi intercettare, di beffare "il maresciallo" che ascolta.
La segretaria Marinella, pressata da Lavitola, gli dice "lasciami vivere" e "togli il fiato". Ma lui dà ordini su chi e come deve entrare dal Dottore. Parla con tutti i palazzi del potere, tutti gli rispondono, spesso con insofferenza e con fastidio, ma è evidente dai colloqui registrati che nessuno gli può dire di no. Sembra un plenipotenziario occulto, la cui frase preferita è: "Ne ho parlato con il capo".
ASCOLTA GLI AUDIO DELLE INTERCETTAZIONI
Dottore come va?
Male male
(20 ottobre 2009 ore 9.30)
Lavitola. "Buongiorno dottore come va?".
Berlusconi. "Male male... dimmi...".
L. "Quando ci riusciamo a vedere un minuto?".
B. "Venerdì".
L. "Venerdì ok, l'altra faccenda ancora sulla questione editoria... Ma prima... Quello lì che poi ha incontrato, è andato bene (il riferimento è al generale Spaziante, ndr.)? Perché ho avuto riscontri entusiastici...".
(...)
B. "Non conto niente... Che cosa vuoi che conti... Hai visto la Corte Costituzionale che ha detto che io sono esattamente come gli altri ministri... quindi non ho bisogno di tutele... Allora, parliamoci chiaro, la situazione oggi in Italia è la seguente: la gente non conta un cazzo... Il Parlamento non conta un cazzo... Siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che appoggiandosi alla Repubblica e a tutti i giornali di sinistra, alla stampa estera...".
L. "Ci fanno un culo come una casa...".
B. "Poi quando in Parlamento decidono qualcosa che alla sinistra non va, interviene il presidente della Repubblica che intanto non te la fa fare prima... come quella delle intercettazioni... e poi passa tutto alla Consulta, che hanno occupato, e con undici giudici la bocciano. Berlusconi è sputtanato, tiranneggiato, se va in tribunale a chiedere giustizia perché gli hanno dato del buffone... Berlusconi va a Messina, lavora tutta la mattina per rifare le case, va in chiesa e sta tre ore in piedi con la gamba che gli fa male, di fronte alle bare. Abbraccia tutti coloro che deve abbracciare perché hanno perso i cari eccetera ... Poi dalla chiesa va alla sua macchina e ha quindici giovani da una parte e dall'altra che gli dicono "assassino", "buffone", "vergogna", "vai via" "vai a casa", e non succede niente. Vado da un avvocato e gli dico "vorrei denunciare questi qua" e l'avvocato mi dice "lei vuol perdere soldi e tempo". Poi quando Berlusconi aggredito dalla stampa non dico non fa querela, ma semplicemente chiede un danno per far capire a questi giornali che non possono andare avanti così, rivolgendosi in maniera disarmata a quella magistratura civile che gli è ostile e dicendo "se per caso trovo un giudice onesto e vinco, quello che porto a casa lo da ad un'istituzione benefica... ti dicono che non c'è la libertà di stampa, che lui è un dittatore e portano il Parlamento Europeo a discutere e a votare sulla libertà di stampa in Italia... tu capisci che siamo a una situazione per cui: o io lascio, cosa che può essere anche possibile e che dato che non sto bene sto pensando anche di fare, oppure facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera... Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c'è un'alternativa...".
L. "Presidente, però se lei mi permette la prima opzione scordiamocela per due o tre motivi: uno, si distrugge il Paese, due a lei la fanno a fettine sottili come la... come si chiama lì ... la bresaola diventa una cosa doppia, e mica solo a lei, a tutti quelli che...".
B. "Ci vediamo venerdì, ciao".
L. "Un bacio, grazie, buon viaggio".
Viene Spaziante
non lo deve sapere Milanese
(14 ottobre 2009 alle 9.45)
Lavitola raccomanda il generale della Gdf Emilio Spaziante a Berlusconi. "Per fare il numero due, non il numero uno, la mediazione la sta facendo il ministro" diceva al telefono. Il premier lo incontra a Palazzo Grazioli, come dimostra la conversazione tra Lavitola e una Marinella spazientita per la richiesta di tenere nascosta la cosa a Milanese.
L. "Sono Valter".
M. "Sì, è arrivato tutto, gliel'ho già messo sul tavolo, gli ho detto che lo deve leggere prima dell'incontro".
L. "La freccia alata, ascolta, siccome il generale sta venendo lì tra un quarto d'ora, mica c'è pure Letta all'appuntamento?".
M."No, Letta non c'è forse".
L. "Gli mandi qualcuno giù per farlo salire alle sei meno cinque?".
M. "Ma dove, davanti o dietro?".
L. "No... secondo me è meglio anche dietro?".
M. "A piazza Grazioli".
L. "Ma Valentino c'è lì?".
M. (a un altro telefono) "Qualcuno può scendere a prendere il generale Spaziante?".
L. "Valentino, o coso, siccome ci sta un certo Marco Milanese che non deve sapere niente assolutamente, vedi se fai in modo che non lo veda proprio nessuno, ... i due assistenti, chi c'è dei due?".
M. "Ci sono tutti e due in giro, io non posso nascondere gli assistenti, Valter per piacere, o dirgli andate a casa...".
L. "Hai ragione, ma vedi se puoi farlo entrare senza farlo vedere".
M. "Allora non deve entrare da noi, ma di là, perché se entra di qua ci vede Betta, Valter... Valter è a posto, ho già dato indicazione alla scorta, hai detto dietro, ho detto dietro, ciao, oh, togli il fiato, ciao".
Un telefono tranquillo
per parlare con il Dottore
(21 ottobre 2009, alle 18)
Lavitola. "Salve, sono Lavitola, Marinella c'è?".
Segretario. "Un attimo...".
Marinella "Pronto, sì, ciao, dimmi".
L. "Avevamo detto di sentirci per sapere se tu sai il Dottore che fa".
M. "Rimane qua ad Arcore".
L. "E domani?".
M."Ad Arcore. Se chiami domani ci parli al telefono... dai".
L. "Allora ascolta un secondo, siccome mo' io sto andando dove gli avevo detto che andavo no... lui mi deve dare un orario preciso in cui io lo chiamo da un telefono tranquillo, così il mio maresciallo in ascolto non sa gli affari miei...".
Manda a Schifani
gli appunti per l'emendamento
(30 ottobre 2009 alle 9.38)
L. "Buongiorno sono Walter... c'è Marinella".
Segretario "Un attimo"
L. "Bella buondì".
M."Sì, dimmi".
L. "Sei riuscita a dargli quella cosa a Schifani?".
M. "No, no no assolutamente, io non l'ho ancora visto e non riesco ancora a vederlo".
L. "Marinè..., vedi che il fatto è urgente perché oggi questi devono dare il parere di legittimità. Tu l'hai vista pure quella cosa firmata dai giornali (lettera di protesta perché il governo vuole tagliare i fondi all'editoria, ndr.)?".
M. "Sì, vista, e... niente, adesso comunque si sta informando anche un'altra persona su sta cosa".
L. "Vedi se è Bonaiuti, senno non combiniamo un cazzo".
M. "È Bonaiuti, è Bonaiuti, perché è il suo settore per cui non possiamo scavalcarlo. Chiama Bonaiuti".
L. "Ma lascia stare Bonaiuti, Bonaiuti l'ho sentito, chiede al Dottore di mandare questa cosa da Schifani.. ti prego, perché è importante".
M. "Ciao...".
L."Non me lo puoi passare?".
M. "No, non te lo posso passare, non abbiamo ancora modo di parlargli...".
L. "Che fa, chiamo tra un po'?".
M. "Prova, ciao".
(richiama dopo pochi minuti)
L. "Scusi, sono di nuovo Walter. Marinella?".
M. "Pronto..."
L. "Bella... ci pensavo un secondo... senza far casini, senza disturbare lui più di tanto... se tu ti facessi autorizzare a mandare solo la copia di quell'emendamento a Schifani, con due righe, dicendo vedi se si può renderlo ammissibile, senza...".
M. "Io non la faccio se non mi dà l'ok il capo".
L. "Ma è ovvio... Mi fai sapere?".
M. "Lasciami vivere".
Fonte: http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/17/news/berlusconi_lavitola-23345546/?ref=HREA-1
venerdì 14 ottobre 2011
Dennis Ritchie, pioniere dell'informatica e genitore di C e UNIX, è morto
I successi di Dennis Ritchie sono stati spesso condivisi con Ken Thompson, anche lui pioniere dell'informatica moderna, basti pensare al talento riversato in numerosissimi altri progetti tra cui quello sperimentale Multics, sistema operativo Unix, a sua volta alla base dell'OS open source Linux oggi punto di riferimento per tante aziende e ricercatori.
L'affresco di Ritchie appare quindi immenso se si pensa che le sue idee e i suoi lavori hanno permesso lo sviluppo di applicazioni multimediali interattive, siti web, sistemi operativi e microcontroller e tanto altro ancora.
Per esempio i sistemi Aix di IBM o UX di Hewlett Packard sono tutti accomunati da un unico codice sorgente che è proprio quello di Unix ma non solo perché perfino MAC OS X basa la sua struttura sul sistema operativo e il contributo di Ritchie. La notizia della morte di Dennis Ritchie è pervenuta tramite la rete social network, la cui esistenza nessuno oggi può quantificare quanto direttamente o indirettamente abbia inciso il genio di Ritchie.
fonte: http://www.hi-techitaly.com/news/1-varie/5484-dennis-ritchie-padre-di-c-e-unix-e-morto.html
giovedì 13 ottobre 2011
Patto Bossi-Berlusconi per votare in primavera? I possibili scenari dopo il voto di fiducia
La notizia di un patto siglato la scorsa notte a tra Berlusconi e Bossi per andare al voto nella primavera 2012 circola insistentemente e con molta apprensione nel giro stretto dei leghisti. A molti padani appare molto plausibile la possibilità che il Cavaliere e il Senatur abbiano stretto un'intesa per elezioni anticipate visto che entrambi potrebbero giovarne sia blindando la loro leadership anche per la prossima legislatura sia perchè sarebbero ancora padroni assoluti nei loro partiti decidendo chi mettere in lista e chi no. Ecco la ragione di tanta apprensione tra i deputati del Carroccio in larga parte schierati con Roberto Maroni ‐ e quindi preoccupati dall'essere fatti fuori ‐ che lo hanno seguito negli ultimi passaggi più caldi: ossia nel tentativo ‐ fallito ‐ di cambiare il capogruppo alla Camera (Marco Reguzzoni) e sul congresso di Varese dove Bossi ha 'nominato' un uomo proprio di Reguzzoni incassando i fischi dei militanti.
In sostanza, un'accelerazione verso il voto porterebbe come prima conseguenza un'accelerazione verso la resa dei conti interna. E l'interesse potrebbe essere proprio gli uomini più vicini a Bossi, quelli del cerchio magico di Rosi Mauro e Reguzzoni, che finora hanno dimostrato di avere grande influenza sul Capo. E dunque potrebbero avere la stessa influenza anche nella decisione delle liste elettorali, su chi ricandidare e chi lasciare a casa. Potrebbe essere quello lo strumento decisivo per stabilire equilibri nel partito o per effettuare (in entrambi i fronti) eventuali 'repulisti'.
Il punto è che rispetto al 2008 si giocerebbe una partita su numeri più ristretti per l'ingresso in Parlamento ‐ a causa di consensi in discesa, come pronosticano alcuni sondaggi ‐ e soprattutto ci si andrebbe nel pieno di una guerra interna che più di tre anni fa non c'era. Tant'è che le liste elettorali furono compilate da un gruppo ristretto di dirigenti tra cui c'era Giancarlo Giorgetti come segretario della Lega Lombarda, Roberto Cota per il Piemonte, Roberto Calderoli e Gian Paolo Gobbo per il Veneto. Tanto per capire le differenze rispetto a oggi, Roberto Maroni nel 2008 non aveva il seguito attuale ed entrò assai poco nella partita liste (se non per una decina di nomi) così come Reguzzoni che ebbe margini più risretti di quelli che invece potrebbe avere ora. Adesso siamo a un panorama politico interno al Carroccio assai cambiato.
Se a decidere fossero i territori sarebbero tante le battaglie da combattere. In Lombardia, per esempio, si parla già di un congresso della Lega lombarda proprio per mettere in discussione Giorgetti (vicino a Maroni) e liberare quella posizione a vantaggio dei 'cerchisti'. Ma un protagonista sarebbe anche Roberto Calderoli che sta giocando una partita sua. «Lui e Maroni sono i probabili successori a Bossi», ha detto a Radio 24 l'europarlamentare Roberto Speroni che tra l'altro è il suocero di Reguzzoni. E anche in Veneto i tempi sono cambiati e Gian Paolo Gobbo oggi dovrebbe vedersela con il popolare sindaco di Verona, Flavio Tosi, molto vicino a Maroni. Più tranquilla la situazione in Piemonte dove domina Roberto Cota, piuttosto distante dal cerchio magico mentre in Emilia e Liguria Rosi Mauro (cerchio) è legato federale (una sorta di commissario) così come in Toscana c'è Gianni Fava ‐ vicino a Maroni ‐ mentre il segretario della Romagna è un altro fedelissimo del ministro dell'Interno, Gianluca Pini. Insomma questa è la geografia interna che potrebbe condizionare le liste ma nella Lega conta ciò che decide Bossi. E oggi il Senatur appare più vicino che mai a Marco Reguzzoni e Rosi Mauro. E i fedelissimi di Maroni tremano.
fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-10-13/nella-lega-rischio-voto-222545.shtml?uuid=Aadi7mCE
Con la legge norvegese Breivik rischia al massimo 21 anni di carcer
In base alla legge norvegese, uno dei pochi Paesi ad avere eliminato anche l'ergastolo, oltre alla pena di morte, Anders Behring Breivik potrebbe essere condannato a un massimo di 21 anni di carcere per l'attacco-bomba e la sparatoria che hanno insanguinato Oslo.
Una prospettiva che ora suscita parecchie perplessità nel Paese, dove sono molte le voci che si levano per chiedere un'inasprimento della pena massima. La collera dei connazionali di Breivik si scatena con particolare virulenza soprattutto sul web, con Facebook che da subito ha visto nascere decine di pagine contro l'attentatore, alcune delle quali arrivano a chiedere la pena di morte per l'uomo. "Dopo l'uccisione di così tanti innocenti trovo che non abbia il diritto di vivere", scrive ad esempio Mari Kaugerud. Altri, interpellati per le strade di Oslo, si dichiarano contrari alla pena capitale ma vorrebbero una detenzione più lunga. "Persone così non dovrebbero mai poter tornare tra la gente normale", si indigna Mustafa, 31 anni, edicolante norvegese di origine iraniana. Il diritto norvegese, in realtà, permette di tenere una persona in carcere anche per periodi più lunghi di 21 anni, con tranche aggiuntive quinquennali, nel caso il detenuto sia considerato ancora pericoloso. "Ma questo, quante volte succede?", protesta Daniel de Francisco, cuoco di 25 anni. Il sistema penale della Norvegia, con le sue prigioni moderne e confortevoli, suscita spesso lo stupore di Paesi più repressivi, eppure registra tassi di recidività e di criminalità inferiori alla media europea. I morti degli attacchi di venerdì corrispondono a tre volte la media annuale di omicidi nel Paese scandinavo. Abolita per i crimini ordinari nel 1902, la pena di morte è stata definitivamente abrogata in Norvegia nel 1979. L'ultima esecuzione risale al 1948, tre anni dopo quella di Vidkun Quisling, capo del governo collaborazionista (1942-1945) sotto l'occupazione nazista, fucilato per alto tradimento.
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