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lunedì 27 dicembre 2010

Da "Libero" accuse shock a Fini "Vuole farsi un attentato da solo"

ROMA - Un titolo a tutta pagina "Fini è fallito" e più in basso un editoriale del direttore Maurizio Belpietro: "Su Gianfranco iniziano a girare strane storie". Il quotidiano Libero riprende oggi la sua battaglia senza esclusione di colpi contro il presidente della Camera rivelando che il leader di Futuro e Libertà avrebbe pensato di organizzare un falso attentato nei suoi confronti a fini propagandistici. Il progetto dovrebbe essere messo in pratica durante una visita istituzionale ad Andria e per organizzarlo Fini "si sarebbe rivolto a un manovale della criminalità locale, promettendogli 200mila euro". Il prezzo, scrive ancora Belpietro, comprenderebbe "il silenzio sui mandanti, ma anche l'impegno di attribuire l'organizzazione dell'agguato ad ambienti vicini a Berlusconi, così da far ricadere la colpa sul presidente del Consiglio". Secondo il direttore di Libero, "l'operazione punterebbe al ferimento di Fini e dovrebbe scattare in primavera, in prossimità delle elezioni, così da condizionarne l'esito".

Su quanto scritto da Belpietro ha decisio di aprire un'indagine il procuratore di Trani Carlo Maria Capristo, anche se è difficile immaginare che gli accertamenti di polizia giudiziaria possano portare a qualche passo concreto. Certe invece le conseguenze politiche dell'editoriale, con la pronta replica del segretario amministrativo di Futuro e Libertà Nino Lo Presti.

"Maurizio Belpietro non deve
preoccuparsi: la credibilità di Libero, il quotidiano da lui diretto, è già perduta da tempo, non c'è bisogno di metterla in discussione. Difatti, l'ultimo suo delirio su un possibile attentato a Gianfranco Fini, a scopo propagandistico, la dice lunga sulle condizioni psichiche di questo giornalista che ha fatto dell'ingiuria e della calunnia il leitmotiv della sua carriera", afferma Lo Presti. Secondo l'esponente di Fli, "l'instabilità di Belpietro è ormai un dato acquisito, così come è acclarata la sua totale mancanza di coraggio nell'accettare un confronto con il sottoscritto, che ancora attende soddisfazione dopo essere stato definito insieme agli altri colleghi finiani 'traditore'. Il vero traditore di quella che dovrebbe essere la regina delle professioni intellettuali è proprio lui - continua il deputato finiano - che ha ridotto il giornalismo ad un suk di pettegolezzi e falsità".

fonte: repubblica.it

venerdì 17 dicembre 2010

Larry king appende le bretelle al chiodo


New York. A giugno la CNN ha festeggiato i venticinque anni del "Larry King Live" con una raffica di puntate con ospiti del calibro di Barack Obama, LeBron James, Bill Gates e Lady Gaga, un incontro, quest'ultimo, nel quale intervistato e intervistatore si guardavano con lo stesso stupore con cui un umano guarderebbe una forma di vita aliena.
L’annuncio della chiusura del programma era arrivato all’improvviso alla fine di giugno: Larry King smette di condurre un programma che è andato in onda ogni sera dalle ventuno di quel 1 giugno 1985. "E' ora che io appenda le mie bretelle al chiodo" ha detto in quell’occasione ai telespettatori.
E giovedì 16 dicembre sarà, appunto, il giorno dell'ultima puntata, bretelle e tutto il resto appesi al chiodo. Per l'occasione si schiereranno truppe stellari, ma niente anticipazioni, né nomi né altro; ci si aspettano però grandi cose, in un clima di forte emozione.
Fino a questo momento è stato un commiato alquanto sottotono. La macchina promozionale di un network può fare un bel po' di rumore su qualsiasi cosa, se vuole. Ma la CNN non si sta prendendo troppo disturbo: dal momento che a giugno ha reso omaggio a King in abbondanza, già da prima che l'interessato in persona annunciasse la dipartita dallo schermo, la CNN lo tratta adesso un po' da star sul viale del tramonto, un capitolo che la rete vuole archiviare con una certa fretta.
Oggi come oggi gli occhi sono tutti puntati su Piers Morgan, l'uomo nuovo di Cnn, nominato, appunto, a giugno. Morgan, 45 anni, giornalista e vip della tv, inglese di passaporto, e noto in America in quanto giudice del talent "America's Got Talent", promette che il programma "Piers Morgan Tonight" sarà "forte e in qualche modo pericoloso".
E' lui il futuro, o almeno è questo che la Cnn spera.
Larry King, che non è mai stato né "forte" né "pericoloso", né per altro ha mai tentato di esserlo, è evidentemente roba vecchia per la sua rete.
Certo, certo, sarebbe facile dire adesso che ha aspettato pure troppo ad appendere al chiodo quelle sante bretelle.
Se una volta era il primo nella classifica dei telegiornalisti, ora occupa il terzo posto, dopo Sean Hannity di Fox News e Rachel Maddow di MSNBC. Il suo programma fa 700 mila spettatori di media, meno della metà dell'audience della sua annata migliore, che fu il 1998, quando il "Larry King Show" portava a casa il suo milione e 640 mila spettatori.
Ma basterebbe buttare un occhio al 2003, con quel milione e 540 mila persone davanti alla tv - per lui.
Facile da convincere e poco incline alla polemica, Larry King, con quel suo fare da uomo della strada, sembra superato in un'era di conduttori televisivi sgradevoli, pressanti e insidiosi.
"Faccio domande brevi, non ho pretese di intellettualismi, non fingo di sapere tutto" diceva qualche anno fa nel tentativo di spiegare il suo modo di fare il giornalista. "E invece di 'Che mi dice di Ginevra o Cuba?' io chiedo: ‘Presidente, mi dica cosa non le piace del suo lavoro', o 'Qual è l'errore più grande che ha commesso?'. E' più interessante".
Interessante, certo, finché non diventa fiacco e privo di mordente, lo stile di uno che ha messo il pilota automatico.
Per questo i telespettatori hanno cominciato a perdere la pazienza davanti a quel Larry King così accomodante, secchione e incollato a uno standard di domanda-risposta con l'ospite.
La settimana scorsa, il nostro ha avuto l'occasione di intervistare Wesley Snipes pochi giorni prima che lo mettessero dentro per tre anni per una storia di mancata presentazione di denuncia dei redditi. Gran parte della puntata se ne è andata appresso a Snipes che si lagnava di come lo avevano trattato male i media americani e il sistema giudiziario. King ha dato l'impressione di non essere abbastanza pronto ad andare al nocciolo della questione, ovvero come cavolo aveva fatto uno come Snipes a cacciarsi in un guaio del genere.
La famosa tendenza di Larry King a evitare di prepararsi troppo, per arrivare 'pulito', senza troppe informazioni ad appesantirlo, davanti a un intervistato, negli ultimi anni ha cominciato a segnare il passo. Le gaffes lo hanno fatto sembrare un po' fuori del mondo. O peggio (basti ricordare la battuta micidiale di Jerry Seinfeld di qualche tempo fa: "Larry, ti ricordi chi sono?")
All'inizio il "Larry Kining Live" aveva base a Washington e solo questo bastava a dare al programma un certo non so che di impegno. E anche lui aveva il suo peso: sembrava essere colui, attraverso il quale i parrucconi parlavano al popolo, cosa che succedeva davvero, per cui ogni puntata sembrava essere il posto dove succedono le cose, dove si crea la notizia. Poi nel 1997 si è spostato a Los Angeles, cosa che sembrò un fare l'occhiolino allo showbiz, per non parlare della maggiore comodità per King stesso, che, da creatura della notte, si trasformò in un tizio qualsiasi con un programma preserale.
Giovedì il planisfero alle sue spalle si spegnerà. La fine del "Larry King Live" è certo la fine di un'epoca culturale, la fine di una corsa di tutto rispetto e Larry King rimarrà per sempre il pioniere con le bretelle della televisione moderna.
Oggi ci dice di aver fatto più di 50 mila interviste in cinquant'anni di carriera. Può essere. Forse sarebbe stato meglio se si fosse fermato un paio di migliaia di interviste fa. Ma ciò non significa che non ci mancherà, quando se ne sarà andato, insieme alle sue bretelle e a quel rassicurante spazio nell'etere per migliaia di ospiti.

fonte : http://www.tg3.rai.it/dl/tg3/articoli/ContentItem-bf9a0a35-eff7-4566-b9ec-bc7a28951c68.html

giovedì 9 dicembre 2010

Consulenze da 100mila euro il premio ai voltagabbana


"Quando la caccia si fa grossa e si punta a uno come Scilipoti, che fino a due giorni fa urlava dall'altra parte, allora vuol dire che è entrato in gioco Denis Verdini". Un dirigente Pdl che è di casa a Palazzo Grazioli racconta quel che sta accadendo in queste ore, racconta cosa accade in casa Pdl quando "non ci si può limitare alla promessa della ricandidatura". Perché adesso che la partita entra nel vivo non si punta ai soliti finiani incerti e centristi confusi, ma a dipietristi e persino democratici. Chi ci sta conquista un allettante win for life. Ci sono i pescatori da transatlantico, che lavorano sotto costa. E anche in questo caso sembra ne sia entrato in gioco uno, anzi una, finora defilata. Si tratta di Maria Rosaria Rossi - al fianco del Cavaliere questa estate al castello di Tor Crescenza e alla Certosa - che proprio sull'imminente passaggio del siciliano Scilipoti al partito della fiducia sembra abbia svolto un ruolo delicato. Ma poi ci sono i pescatori da mare grosso. Tre, in movimento in queste ore. Il coordinatore Verdini, appunto, il tesoriere del Pdl Rocco Crimi e una seconda fila ma molto attiva, il campano Mario Pepe. La triade, stando alle informazioni acquisite da autorevoli fonti interne al partito, si muove a tenaglia sugli obiettivi, con funzioni e assunzioni di impegni diversificati. Al pari di Pepe, altri si muovono nell'acquario di Montecitorio. Daniela Santanché, per gli avversari il "Luciano Moggi" del calciomercato, e il ministro Elio Vito. Francesco Pionati e Saverio Romano sugli
amici dell'Udc dal quale provengono.

Non vi è traccia, né mai ve ne sarà di passaggio di denaro. "I 350-400 mila euro di cui si parla è il corrispettivo in 3-5 anni di una consulenza col partito o col gruppo - racconta dietro anonimato chi ha ricevuto e rifiutato - Il sistema è collaudato: ti propongono di indicare il nome di un amico, un parente col quale stipulare subito il contratto, che si aggira attorno ai 100 mila euro lordi l'anno, per più anni". Cosa ne faccia il "prestanome" del compenso, a chi giri quei soldi, non è affare dell'offerente. "La consulenza poi può passare a tuo nome a fine legislatura - continua nel racconto il deputato - in caso di mancata rielezione". Perché la ricandidatura è la prima offerta avanzata, ma nessuno, nemmeno il leader può garantirla. Poche settimane fa Repubblica aveva pubblicato il contratto di consulenza col gruppo Pdl che due ex parlamentari transitati a Forza Italia a fine 2007, Marco Pottino e Albertino Gabana, hanno stipulato dopo la mancata rielezione. Compenso, tuttora percepito: "120.516 euro l'anno al lordo delle ritenute".

La regola numero uno di Palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi l'ha dettata a coordinatori e capigruppo a settembre, in occasione del primo calciomercato: "Non voglio ricevere nessuno che venga qui a far richieste o aprire trattative, non intendo passare altri guai per colpa di inaffidabili che registrano o vanno a raccontare chissà che". Gli scandali dell'ultimo anno e mezzo hanno imposto cautela. Sono altri a condurre le trattative. Il presidente del Consiglio si congratula e concede il privilegio dell'abbraccio finale, il sigillo. Il pidiellino Dore Misuraca, potente calamita elettorale in Sicilia occidentale e in odor di transito all'Udc, è stato il recordman degli ingressi a Palazzo. Tre nelle ultime sei settimane. Fruttuosi. "Il presidente l'ha buttata tutta sul rapporto personale, mi ha confermato che sono una risorsa" minimizza Misuraca. Ma la famiglia Misuraca è regina della sanità privata nell'isola, il rapporto personale non è stato l'elemento decisivo per convincere altri deputati che si sono avvicendati dal premier. Non trova conferma l'indiscrezione che circola sullo screening che sarebbe stato effettuato sulla situazione patrimoniale e le esposizioni bancarie di una serie di "avvicinabili". Però sul dipietrista Domenico Scilipoti, stando alla documentazione inviata al partito da uno dei suoi creditori, pende un decreto ingiuntivo (89/07) sostenuto da sentenza del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto per 200 mila euro. L'altro idv sotto tiro, Antonio Razzi, non fa mistero della proposta avanzatagli per l'estinzione del mutuo per la casa acquistata a Pescara, tramite Previdencassa svizzera. "Mutuo? Pressioni ancora più forti su di lui" allude Di Pietro.

A Palazzo Chigi poi un occhio di riguardo lo hanno anche per gli "idealisti". Deputati e senatori pronti a discutere in cambio di un impegno per una "giusta causa". La situazione delle carceri per Pannella ricevuto da Berlusconi, la gestione del Parco dello Stelvio da affidare agli enti locali per i due Svp Brugger e Zeller, la galleria del San Bernardo per il valdostano indipendente Nicco. E martedì sera al Senato Giovanni Pistorio, dell'Mpa di Lombardo, scherzava ma neanche tanto coi colleghi pidiellini: "Ragazzi, se sbloccaste i fondi Fas della Sicilia da 1,4 miliardi fermi al ministero, potremmo discutere".

fonte: Repubblica.it

martedì 7 dicembre 2010

Julian Assange arrestato a Londra Hacker attaccano siti anti-Wikileaks


LONDRA - Julian Assange è stato arrestato in Gran Bretagna. Si è presentato questa mattina alle 9:30 a Londra ad una stazione di polizia, dove è stato preso in consegna dagli agenti. Contro di lui è stato emesso un mandato di cattura internazionale, per il presunto stupro, in Svezia, di due donne. Il fondatore di WikiLeaks ha sempre negato le accuse e ora, dopo essere interrogato dalla polizia britannica, dovrà apparire davanti ai magistrati della corte di Westminster. Il suo legale aveva fatto sapere già da ieri che era in corso una trattativa con Scotland Yard. I suoi sostenitori, però, non si fermano: un network di hacker ha organizzato un attacco informatico contro PayPal e Postfinance, che hanno bloccato i finanziamenti al sito.

Pirati informatici contro Paypal e Postfinance. "La banca svizzera (PostFinance) che ha chiuso il conto a Assange è stata tirata giù oggi con un Ddos attack (negazione del servizio, lo stesso lanciato in più occasioni contro i domini di Wikileaks in questi giorni)", recita un annuncio del gruppo su Twitter. Qualche ora prima, un altro assalto informatico era stato lanciato contro PayPal, sempre dal gruppo, denominato Operation Payback, operazione "resa dei conti". Le due società non hanno confermato la notizia.

Su Twitter, il gruppo aveva annunciato con anticipo "l'ora X" invitando i membri a "fare fuoco" al momento convenuto. Operation Payback è un gruppo hacker
di "difensori della pirateria informatica" nato per rispondere ai tentativi di oscurare Torrent e altri programmi di condivisione dei file in rete messi in atto da "hacker pagati dalle aziende" per tutelare il copyright.

Mastercard sospende i finanziamenti. Dopo Paypal, anche Mastercard ha interrotto i finanziamenti al sito di Assange."MasterCard si sta attivando perché WikiLeaks non possa più accettare i prodotti a marchio MasterCard", ha detto un portavoce, spiegando che la decisione è destinata a limitare ulteriormente le fonti di reddito di WikiLeaks. Le finanze dell'organizzazione sono state sistematicamente attaccate nelle ultime ore: le autorità svizzere hanno chiuso un conto corrente utilizzato da Julian Assange mentre PayPal ha limitato in maniera permanente l'account utilizzato dal gruppo. La risposta di Wikileaks è stata quella di sollecitare le richieste di finanziamento con l'appello: "manteneteci forti".

Il legale di Assange: Trattiamo la resa. Ieri, l'avvocato inglese del fondatore di WikiLeaks, Mark Stephens, ha fatto sapere di essere in contatto con Scotland Yard 1 per organizzare l'interrogatorio del giornalista australiano, aggiungendo che l'incontro dovrebbe avvenire "a breve". Altre fonti avevano riferito al quotidiano Guardian che Assange sarebbe dovuto comparire oggi davanti a una corte di giustizia per discutere della cauzione.

Secondo il quotidiano britannico, il fondatore di WikiLeaks avrebbe chiesto ai suoi sostenitori di farsi garanti per lui e di raccogliere una cauzione stimata tra le 100.000 e le 200.000 sterline. Assange crede di aver bisogno di almeno sei persone come garanti. Negli ultimi giorni, il giornalista avrebbe confidato ad alcuni amici di essere convinto del ruolo svolto dagli Stati Uniti in tutta la sua vicenda giudiziaria.

Appello pro-Assange, firma anche Chomsky. Mentre le rivelazioni del sito emerse dai dispacci riservati della diplomazia Usa continuano ad alimentare feroci polemiche, un gruppo di intellettuali, fra cui Noam Chomsky, ha firmato una lettera in favore di Assange, diretta al premier australiano, Julia Gillard. Chomsky, docente di linguistica al MIT (Massachusetts Institute of Technology), molto critico con la politica estera statunitense, si è unito a un gruppo di decine di esponenti del mondo intellettuale australiano (scrittori, giornalisti e avvocati). I firmatari si dicono "gravemente preoccupati" per la sicurezza del 39enne australiano e chiedono al governo di affermare pubblicamente l'impegno a tutelare la libertà di comunicazione e i diritti fondamentali di Assange. La lettera aperta chiede anche al premier di fornire sostegno ad Assange e di "compiere tutto quanto in suo potere per garantire che vengano rispettati i diritti fondamentali" del fondatore di WikiLeaks nei procedimenti giudiziari che lo riguardano.

fonte: repubblica.it

lunedì 6 dicembre 2010

Nowhere Boy nelle sale


In questo weekend cinematografico è uscito in Italia il film “Nowhere boy” diretto dal regista Sam Taylor-Wood. Il film è stato realizzato nel 2009 ed è arrivato solo oggi nelle nostre sale cinematografiche. Presentato al Festival di Torino, il film non è altro che un biopic della vita del grande musicista John Lennon. Il film trae ispirazione dal libro “Imagine: Growing Up With My Brother John Lennon”, si tratta della biografia del grande musicista scritta da Julia Baird, sorellastra di Lennon.

La pellicola di Taylor-Wood s i concentra sull’adolescenza del ragazzo che diventera uno dei più grandi musicisti del mondo. Si racconta la vita familiare di John che non sembra essere rose e fiori. E’ proprio dalla rigidità della propria famiglia che il giovane John Lennon sente il forte desiderio di ribellarsi e di entrare nella realtà della muscia rock. E’ solamente con la musica che John ritrova la serenità, sa che quella è la vera vita. Ci troviamo ad assistere sul grande schermo alla nascita di un mito, un ragazzo come tanti che riesce grazie alla propria passione sfrenata per la musica a farcela.

Il regista non fa altro che raccontare la realtà di questo personaggio, la crescita di un musicista e soprattutto di un uomo. Ad interpretare John Lennon è l’attore inglese Aaron Johnson, una giovane promessa del cinema che sicuramente farà strada.

giovedì 2 dicembre 2010

Misseri visto con una donna nelle campagne il 26 agosto


Sembra essere destino il fatto che la trasmissione "Chi l'ha visto" dia le news più importanti e decisive per la vicenda di Avetrana.

Anche ieri un testimone ha affermato che il 26 Agosto, giorno della scomparsa di Sarah Scazzi, vide un uomo anziano con un cappello assieme ad una donna in macchina nelle campagne di Avetrana, la macchina era rossa e simile ad una Fiat Panda.

Tutto parrebbe coincidere, visto che anche Michele Misseri racconta chiaramente di aver trasportato il corpo della nipote con la Seat Marbella, che è rossa e molto simile alla Panda.

La descrizione del testimone collimerebbe esattamente poi con le frequenti affermazioni al plurale di Misseri, che spesso negli interrogatori avrebbe detto: "Abbiamo parcheggiato".


Un passaggio questo che, se confermato, potrebbe essere e risultare quindi decisivo, visto che molto si è dibattuto sulla domanda se Misseri fosse solo, oppure con Sabrina oppure, come qualcuno ha ipotizzato, in compagnia della moglie Cosima Serrano.


Ecco che il giallo di Avetrana torna a prendere la scena, dopo una testimonianza importante, che va comunque verificata e studiata attentamente da parte degli inquirenti prima di essere data per certa.


fonte: http://www.italiaglobale.it/CasoScazziMisserivistoinautoconunadonna/tabid/1922/Default.aspx

mercoledì 1 dicembre 2010

Sarah Scazzi: non è stata uccisa nel garage


Si continua a parlare di Sarah Scazzi e di questo omicidio che sta tenendo tutti ancora col fiato sospeso. Sabrina Misseri si trova in carcere, cosi come Michele Misseri, ma ci si domanda se i dubbi dei giorni scorsi siano stati effettivamente risolti.
Sarah Scazzi, aveva mangiato prima di essere uccisa? L’orario della morte è davvero quello stabilito tra le 14.28 e le 14.35. nuovi dubbi emergono da questa storia, uno su tutti il fatto che Sarah possa essere stata rapita e portata al pozzo, poi uccisa li. C’è poi quel livido sul collo di Sabrina Misseri che a sua dire, le fu fatto da Ivano Russo durante un gioco. A che genere di gioco si riferisse non è chiaro. Cosi come non è chiaro il fatto che Michele Misseri ha riferito che il giorno dell’omicidio, Sabrina disse al padre che Sarah era morta per sbaglio, stavano giocando. Il gioco, sembra tornare spesso nelle parole di Sabrina, ma è difficile capire a che giochi si riferisse. Sabrina forse aveva letto sul diario di Sarah che la ragazzina si stava innamorando di Ivano.

Mandato d'arresto dell'Interpol Caccia ad Assange in 188 Paesi


ROMA
Julian Assange vince la battaglia mediatica ma per lui i problemi si moltiplicano su altri fronti. L'Interpol annuncia di aver emesso contro di lui un mandato d'arresto internazionale, ricercato in Svezia per «stupro ed aggressione sessuale». L'« avviso rosso» (red notice) dell'Interpol è stato emesso su richiesta di Stoccolma e vale nei 188 paesi aderenti. I fatti contestati risalgono ad agosto. Assange li respinge, attribuendo le denunce a una campagna di fango orchestrata dagli Usa per screditarlo.

E da ieri mattina Wikileaks è sotto attacco informatico: gli hacker hanno centrato l'obiettivo di rendere inaccessibili per ore agli utenti di Europa e Stati Uniti alcuni dei contenuti del sito, compreso il cosiddetto Cablegate. Nel pomeriggio i tecnici del corsaro australiano sono riusciti a ripristinare il servizio spostandosi dai server svedesi che li ospitavano a quelli americani disponibili in affitto, ma l'allarme resta alto. Frattanto Assange apre nuovi fronti polemici in un'intervista al Time, rilasciata in una località segreta, in cui dice che «Hillary Clinton dovrebbe dimettersi da segretario di Stato per aver ordinato ai suoi diplomatici di spiare l'Onu, in violazione delle convenzioni internazionali firmate dagli Usa».

Nelle ore in cui è stato silenziato, Wikileaks si è affidato a Twitter. «Siamo attualmente vittima di un potente Distributed Denial of Service» leggeva ieri chi tentava di collegarsi al sito più gettonato del momento. Vale a dire sistema sovraccarico, interruzione di servizio, temporaneo black out, DDOS come gli adepti informatici chiamano il cortocircuito non casuale delle informazioni. Quel che accade in questi casi è che un computer remoto X esegue un programma capace di lanciare contro un sito Y tanti pacchetti di dati da mandarlo in palla. Stavolta si è trattato di un «bombardamento» massiccio di 10 gigabits al secondo, 28 volte più potente della media degli attacchi registrati nel 2010, come se una casella di posta elettronica ricevesse oltre 300 mila di mail al minuto.

Intanto il Dipartimento di stato ha disconnesso il network militare Siprnet, quello da cui sono stati sottratti i file, dal database che contiene i cablo.

Tra messaggi incrociati e teorie complottiste, ogni Paese ha la sua versione del Cablegate. Secondo Umberto Bossi è tutta colpa degli americani ingrati che, dietro le quinte, avrebbero «un po' accoltellato Berlusconi». A detta del patron della Lega mentre il premier italiano «si è battuto così tanto per gli Stati Uniti dopo l'11 settembre» Washington, commentandone senza pietà le passioni sanguigne, l'avrebbe ricambiato con un trattamento indegno. Di più.

Sebbene il rapporto con la Casa Bianca sia integro, a rischio ci sarebbero ora le relazioni diplomatiche: «In questo modo si mettono in allarme tutti i politici: quando parli con un ambasciatore non sai mai cosa riporta». La macchina avviata però, non conosce freno. L'ultima rivelazione riguarda il Pakistan e la debolezza del suo presidente Zardari che, secondo i file decrittati da Wikileaks, viene percepito come debole, in balia dei generali e incapace di garantire la tenuta di un Paese in possesso della bomba atomica.

fonte:http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/378156/