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mercoledì 28 luglio 2010
Pakistan, disastro a Islamabad Aereo precipita con 152 passeggeri
Otto sopravvissuti
portati in ospedale
L'incidente in fase di atterraggio
causato forse dal maltempo
ISLAMABAD
Un aereo passeggeri della compagnia Air Blue è precipitato questa mattina in fase di atterraggio sulle colline nei pressi della capitale pachistana Islamabad. Il velivolo - su cui viaggiavano 146 passeggeri e 6 membri dell'equipaggio, partiti da Karachi - si è disintegrato nel violento impatto con il suolo. Una spessa coltre di fumo e le forti piogge hanno reso difficile ai soccorritori avvicinarsi al luogo dello schianto, ma alcuni corpi sono già stati recuperati. L’emittente «all news» indiana Ibn-Cnn ha riferito che secondo informazioni non confermate ufficialmente i superstiti dell’incidente aereo vicino a Islamabad potrebbero essere tra 40 e 45 ed esisterebbero anche testimonianze secondo cui l’aereo sarebbe esploso prima dell’impatto con il suolo.
A breve si cercherà di capire quali sono state le reali cause del disastro: fino ad ora si è ipotizzato che siano state le condizioni metereologiche rpibitive a provocare l'incidente. I media che seguono in diretta l’incidente riferiscono che sulla regione si sono abbattuti violenti rovesci e la zona è invasa da dense nubi. Testimoni hanno riferito di aver visto il velivolo volare molto basso prima di schiantarsi al suolo nella zona di Margalla Hills.
Parvez George, portavoce dell’Autorità dell’aviazione civile, ha riferito che l’aereo stava volando da Karachi a Islamabad e ha perso contatto con la torre di controllo intorno alle 9.45 ora locale (le 6 e 45 ora italiana). Le emittenti televisive pachistane hanno mostrato quelli che sono apparsi i rottami dell’aeromobile, mentre un elicottero sorvolava la zona per valutare la situazione.
«I superstiti sono stati trasportati in ospedale in elicottero - ha dichiarato il ministro degli Interni pachistano Rehman Malik all'emittente televisiva locale Express TV - i soccorritori hanno raggiunto il luogo dell’incidente. Hanno l’attrezzatura necessaria. Esplorano tutta la zona. Vengono in soccorso ai feriti, ai superstiti e sono state adottate misure per trasportarli a ospedale. Proviamo ad avere informazioni sui passeggeri. È una tragedia, realmente una grande tragedia».
fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201007articoli/57104girata.asp
giovedì 22 luglio 2010
Rossi: "A Laguna punto al podio"
Valentino Rossi prosegue nel recupero post-infortunio, preparandosi al GP di Laguna Seca, dopo il 4° posto del Sachsenring: "Sono felice di essere tornato e di aver potuto lottare subito con i primi, era più di ciò che avrei potuto sperare. Ho ancora qualche dolore alla gamba, che però è sempre più forte. Laguna è una pista unica, dove mi diverto a guidare e negli ultimi due anni ho fatto delle belle gare. Quindi mi piacerebbe puntare al podio".
Intanto però Valentino non si è unito alla visita organizzata della Yamaha al prestigioso Garage di Jay Leno (un enorme box con oltre 200 auto e moto), noto presentatore della TV americana. Presenti i piloti della MotoGP legati al marchio di Iwata, a partire da Jorge Lorenzo, Colin Edards e, il nuovo idolo locale, Ben Spies. A cui si sono aggiunti anche un paio di grandi ex-piloti della Yamaha, come Kenny Roberts ed Eddie Lawason. L'assenza del numero 46 all'evento è l'ennesimo segnale dell'allontanamento dalla casacca blu, in previsione di indossare a breve quella rossa, firmata col marchio di Borgo Panigale.
Ci pensa quindi Davide Brivio a riportare l'attenzione sul GP, tralasciando i movimenti di mercato che si sveleranno solo a Brno e spiegando gli obiettivi per la gara americana: "Arriviamo negli Stati Uniti dopo un fine settimana incredibilmente eccitante al Sachsenring, dove siamo stati contenti non solo di avere di nuovo avuto Valentino con noi, ma anche di avere avuto il modo di vederlo guidare una gara strepitosa così poco tempo dopo il suo infortunio. Non si sa mai cosa può succedere con lui, ma il nostro obiettivo questa volta è il podio, per cui lavoreremo con questo in mente. Abbiamo anche bisogno di provare a migliorare alcune aree della nostra moto, perché il nostro piano è quello di correre un finale di stagione veramente buono, non appena Vale sarà tornato in piena forma".
fonte:http://www.sportmediaset.mediaset.it/motogp/articoli/articolo37848.shtml
mercoledì 7 luglio 2010
Del Giudice, la ex meteorina di Fede diventa assessore provinciale a Napoli
È stata candidata alle elezioni regionali, ma non ce l’ha fatta, arrivando trentunesima su trentadue candidati
NAPOLI - Dieci giorni fa, quasi tremò al telefono: «Pronto? Noooooo, non rilascio interviste. Non c’è ancora nulla di ufficiale». Ma ora che l’ufficialità è quasi ghermita, ecco cosa raccontò: «E basta con questa storia della meteorina, vinsi un concorso di moda e il premio fu quello di partecipare ad alcune registrazioni del Meteo del Tg di Fede. Da allora nessuna comparsata in tv. Ho fatto seriamente politica. Certo, con Berlusconi: è l’unico che crede e investe sui giovani». La statuaria militante berlusconiana, Giovanna Del Giudice, 26 anni, ha coronato il suo sogno: sarà nominata nelle prossime ore assessora provinciale alle politiche giovanili e alle pari opportunità della giunta Cesaro. È stata candidata alle elezioni regionali, ma non ce l’ha fatta, arrivando trentunesima su trentadue candidati. Sebbene con un bottino di voti non irrilevante: 4166 preferenze. Doveva essere in lista anche alle Europee. Ma poi... si sa cosa accadde. «Mi sto laureando in Giurisprudenza: ho chiesto la tesi in diritto comunitario. Sono di San Sebastiano al Vesuvio, faccio l’imprenditrice, settore abbigliamento: Dg fashion srl è l’azienda di famiglia. Faccio politica da sempre: ho collaborato con i parlamentari Maria Rizzotti, Enzo Ghigo e Gilberto Pichetto Fratin ».
Cosa pensa di Fini? «Grande oratore, ma non ha lo stesso carisma del Presidente». Chi presidente, Berlusconi? «Certo, c’è solo lui». Mai stata a Villa Certosa? «No, mai». Cosa pensa delle critiche sulla moralità del premier? «Accuse gratuite. In giro ci sono troppi moralisti. Lui non fa nulla di male. Paga per essere un uomo allegro e sincero. Che trasferisce a tutti il suo entusiasmo».
Forse quello stesso, contagioso entusiasmo che ha consentito alla Del Giudice di spiazzare ogni altra diretta concorrente all’assessorato. Persino la superaccreditata Francesca Pascale, ex valletta di Telecafone, che in consiglio provinciale siede di diritto per essere stata eletta e per questo ha da sempre nutrito ambizioni da assessora, prima in Regione e poi in Provincia: «Preferisco rimanere su Roma dove lavoro presso il ministero dei beni culturali — ha più volte commentato quest’ultima con un po’ di sufficienza — e tornare a Napoli per le convocazioni del consiglio».
La Del Giudice invece no. Ha tenacemente insistito: da meteorina per caso ad assessora per Cesaro, passando dalla piazza televisiva a piazza Matteotti. Intanto la sua nomina non rischia più di saltare come ha temuto qualche giorno fa. L’incertezza è dettata esclusivamente dal giro di valzer che interessa i tre assessori in quota Udc. Infatti, Cesaro è intenzionato a difendere a spada tratta il suo vicepresidente, il rettore della Parthenope Gennaro Ferrara, per il quale sarebbero pronte pure le deleghe alla legalità e alla sicurezza, già dell’ex assessore Franco Malvano. Anche Nello Palumbo vola verso la riconferma, mantenendo la sua delega all’urbanistica, mentre la new entry dei centristi dovrebbe essere rappresentata da Piergiorgio Sagristani, consigliere provinciale di Sant’Agnello, comune della penisola di cui è stato sindaco, e già assessore provinciale alla solidarietà sociale in quota Pd della giunta Di Palma, che dovrebbe sostituire Valeria Casizzone, destinata all’Ept di Napoli. Francesco Mallardo, poi, del Nuovo Psi di Caldoro, sarà assessore al personale e al commercio. Marco Di Stefano, ex di An, all’edilizia scolastica e ai trasporti marittimi. Ma la vera sorpresa (benché più volte annunciata) sarà rappresentata proprio da Giovanna Del Giudice, che sarà assessora alle politiche giovanili e alle pari opportunità. «Ho lavorato da sempre nel partito, sono cresciuta in Forza Italia. La mia famiglia ha votato puntualmente a destra. Ora, dopo la campagna elettorale per le regionali, ho imparato tante cose: a seguire i problemi quotidiani della gente, a considerare l’importanza di mantenere un forte contatto con il territorio. Vorrei impegnarmi su questo. E sostenere le sane ambizioni dei giovani». Sarà pur legittimo chiedere che tempo farà a palazzo Matteotti? «Basta con questa storia, giudicatemi per ciò che saprò fare. Senza pregiudizi».
Fonte: corriere.it
Angelo Agrippa
martedì 6 luglio 2010
"Arrestato il mullah Omar" L'annuncio sulla tv afgana
KABUL - Il capo dei taliban, il mullah Omar, sarebbe stato arrestato oggi in Pakistan. E' quanto riferisce l'emittente afgana Tolo tv.
Citando i media pakistani, la popolare emittente afgana ha riferito dell'arresto, mostrando una foto del mullah Omar con la consueta benda sull'occhio, senza fornire altri dettagli.
Intanto un portavoce dei talebani, Qari Yusuf Ahmadi, contattato telefonicamente dall'agenzia Nuova Cina, ha smentito l'informazione definendola pura propaganda occidentale e sottolineando che il mullah Omar è libero, in ottima salute e continua a guidare i combattenti. Nei mesi scorsi era stato catturato a Karachi il suo braccio destro mullah Brather.
fonte: Repubblica.it
lunedì 5 luglio 2010
BRANCHER DÀ LE DIMISSIONI E CHIEDE IL RITO ABBREVIATO.
Il ministro Aldo Brancher ha annunciato nell'aula del tribunale di Milano le proprie dimissioni da ministro. Brancher ha anche rinunciato al legittimo impedimento nell'ambito del processo per la tentata scalata alla Antonveneta. Aldo Brancher nell'anticipare le sue «dimissioni irrevocabili» da ministro «al fine di consentire una rapida chiusura della vicenda che mi riguarda», ha chiesto di poter essere giudicato con rito abbreviato incondizionato. Nel corso della breve dichiarazione spontanea Brancher ha spiegato al giudice della quinta sezione penale, Anna Maria Gatto, che «la mia presenza è un segno di rispetto per il tribunale. Sono qui a difendere la mia innocenza».
BERLUSCONI: «CONDIVIDO QUESTA DECISIONE» «Ho condiviso con Aldo Brancher la decisione di dimettersi da Ministro». Lo afferma il premier Silvio Berlusconi in una nota. «Conosco e apprezzo ormai da molti anni l'on. Brancher- prosegue- e so con quanta passione e capacità avrebbe potuto ricoprire il ruolo che gli era stato affidato. La volontà di evitare il trascinarsi di polemiche ingiuste e strumentali dimostra ancora una volta la sua volontà di operare esclusivamente per il bene del Paese e non già per interessi personali. Sono certo che superato questo momento l'on. Brancher potrà, come sempre, offrire il suo fattivo contributo all'operato del Governo e alla coalizione».
BRANCHER LASCIA IL PALAZZO DI GIUSTIZIA Il ministro dimissionario Aldo Brancher ha lasciato da poco il palazzo di giustizia di Milano dove si è presentato questa mattina per partecipare all'udienza di un filone del processo della vicenda della tentata scalata ad Antonventa, in cui è imputato insieme alla moglie. Brancher è uscito dall'aula da un ingresso secondario sfuggendo così ai molti giornalisti che lo attendevano. Brancher era accompagnato da due uomini che hanno detto di essere suoi vecchi amici. Il ministro dimissionario in aula, oltre ad aver annunciato che rimetterà il mandato conferitogli a giugno, ha rinunciato al legittimo impedimento che aveva invocato e ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato incondizionato.
PROCESSO CONTINUA A PORTE CHIUSE Continua a porte chiuse il processo in corso a Milano nei confronti di Aldo Brancher, il ministro dimissionario imputato insieme alla moglie per un filone dell'inchiesta sulla tentata scalata all'Antonveneta. Dopo la richiesta di essere giudicato con rito abbreviato, il presidente della quinta sezione del tribunale ha fatto uscire i numerosi giornalisti che erano in aula per proseguire con l'udienza. Il processo a questo punto verrà celebrato allo stato degli atti, cioè in base alle carte del fascicolo processuale. Si presume che in aula si stia concordando il calendario. Secondo i programmi preannunciati la sentenza dovrebbe arrivare entro fine mese.
BRANCHER, 17 GIORNI DA MINISTRO FRA LE POLEMICHE Diciassette giorni vissuti pericolosamente. Sono quelli della carriera ministeriale di Aldo Brancher, il cui decreto di nomina da parte del presidente della Repubblica è stato firmato il 18 giugno scorso. Oggi, nell'aula del tribunale di Milano, l'annuncio delle dimissioni. Lo stesso giorno della nomina, il ministro finisce nel mirino delle opposizioni, che paventano una soluzione studiata a fini processuali. Il 24 giugno, i legali di Brancher chiedono il rinvio dell'udienza nell'ambito del caso Antonveneta, adducendo il legittimo impedimento del neo titolare del Federalismo, che poi diventerè della Sussidiarietà e del decentramento. Immediate le polemiche, la più acuta delle quali a seguito di una nota del Quirinale, il 25 giugno, in cui si ricordava che Brancher era stato nominato ministro senza portafoglio. Il giorno dopo, Brancher rinuncia ad avvalersi della norma. Il 29 giugno, però, il Pd, con il capogruppo alla Camera, annuncia la presentazione di una mozione di sfiducia, che si sarebbe dovuta giovedì prossimo. Brancher, nato a Trichiana (Belluno) il 30 maggio 1943, è alla sua terza legislatura consecutiva. Da sempre considerato il trait d'union tra Silvio Berlusconi e la Lega, Brancher, dopo due esperienze da sottosegretario alle riforme nei precedenti esecutivi a guida berlusconiana, in questa legislatura ha seguito passo dopo passo l'iter della riforma da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Federalismo. Diplomato al liceo classico, con un baccellierato in teologia, Brancher, che è dirigente d'azienda, è stato uno degli uomini più vicini al presidente del Consiglio, a partire dalla collaborazione negli anni 80 con il gruppo Fininvest. È stato eletto nella circoscrizione Veneto 1 per il Popolo della libertà.
FRANCESCHINI: «VITTORIA DELLE OPPOSIZIONI» «Le dimissioni del ministro Brancher sono una vittoria del Pd e dell'opposizione e dimostrano che quando l'opposizione prende una iniziativa politica al di là dei numeri e dei rapporti di forza in parlamento, può ottenere dei risultati importanti». Lo afferma Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera. «Penso, per come sono messe le cose, che questa volta - rileva - Berlusconi non possa ripetere la sceneggiata delle dimissioni respinte: il voto di giovedì fa troppa paura».
ALTA TENSIONE Resta alta la tensione tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Se nei giorni scorsi era stato il premier ad usare parole pesanti contro il presidente della Camera, oggi è il co-fondatore del Pdl a passare al contrattacco. Nessuna intenzione di uscire dal partito, anzi, l'ex leader di An fa capire di essere pronto ad andare fino in fondo: «Noi - avverte in caso di rottura - non faremmo una An in sedicesimo, nascerebbe qualcosa di nuovo, c'è tanta gente alla finestra che aspetta». Un ragionamento, quello del presidente della Camera, riportato dal quotidiano La Repubblica, che scatena il putiferio all'interno del Pdl. Parole che non sarebbero certo passate inosservate nemmeno allo stesso Cavaliere che, uomini a lui vicini, descrivono decisamente irritato. Una reazione smentita però da palazzo Chigi: ancora una volta - si legge in una nota - si attribuiscono al presidente Berlusconi commenti su personaggi e fatti politici che non sono stati mai pronunciati. Ma nelle file azzurre del partito si fa fatica a contenere il malumore per l'atteggiamento dei finiani sui provvedimenti all'esame del Parlamento: dalla manovra del governo, fino alle intercettazioni. La settimana che si apre è dunque all'insegna delle fibrillazioni. Giovedì la Camera dovrà votare la mozione di sfiducia presenta da Idv e Pd contro il ministro del Decentramento Aldo Brancher. È su quel voto potrebbe esserci una prima prova di forza all'interno del Pdl. «Se qualcuno del partito dovesse votare sì alla mozione di sfiducia fa una scelta di campo e va all'opposizione», dice senza giri di parole Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del Programma. Un messaggio indirizzato ovviamente alla componente finiana. Stando a quanto circola nelle file del partito, gli uomini del presidente della Camera non dovrebbero votare contro ma, non presentarsi al voto. Ipotesi però che non verrebbe comunque giustificata dalla maggioranza del partito. Come faranno i finiani, si chiedono nel Pdl gli ex di Forza Italia, a giustificare un voto diverso dal gruppo quando Brancher ha rinunciato al legittimo impedimento e pare intenzionato a chiedere anche il rito abbreviato? Un argomento su cui starebbero riflettendo i finiani, con alcuni distinguo sul da farsi. In serata, tuttavia, il finiano Italo Bocchino, ospite della Festa dell'Unità, getta acqua sul fuoco: «non siamo scemi - dice - nessuno vuole votare contro il governo» chiarendo che l'obiettivo è quello di «rafforzare la maggioranza».
BRANCHER VERSO DIMISSIONI Aldo Brancher potrebbe rassegnare le dimissioni da ministro del Decentramento nei prossimi giorni. Voci in tal senso sono tornare a circolare in ambienti della maggioranza in serata dopo che questo tema era stato affrontato venerdì scorso al vertice del Pdl a Palazzo Grazioli. Un epilogo del genere renderebbe superflua la mozione di sfiducia, presentata dalle opposizioni, che dovrebbe essere votata giovedì prossimo dal Parlamento. Il passo indietro del ministro era stato chiesto anche da una parte del suo partito. Intanto, Brancher sembra intenzionato a presentarsi domani in udienza, a Milano, al processo sulla scalata della Banca Antonveneta, rinunciando così al legittimo impedimento che aveva acceso la polemica politica degli ultimi giorni. Brancher ha avuto oggi un incontro ad Arcore con il premier Silvio Berlusconi. L'ipotesi delle dimissioni del ministro per il Decentramento potrebbe essere collegata ad un possibile successibo minirimpasto, si ragiona sempre in ambienti della maggioranza, che dovrebbe portare anche ad una soluzione per la casella del ministero dello Sviluppo.
APPELLO DELLE IMPRESE «Le imprese fanno appello al Parlamento e al Governo, al Presidente Berlusconi e al Ministro Tremonti affinchè vengano modificate queste norme, che, nella formulazione attuale, costituiscono violazioni gravi dei diritti dei contribuenti e nulla hanno a che fare con il contrasto all'evasione». Confindustria e Rete Imprese Italia, che riunisce Confcommercio, Confartigianato, CNA; Casartigiani, Confesercenti, lanciano un allarme congiunto su alcune norme fiscali della manovra economica (su compensazione debiti-crediti e su limiti a rimborsi fiscali) che - spiegano in una nota unitaria - rischiano di creare forti contenziosi di carattere costituzionale e di avere «conseguenze irreparabili specie per le piccole e medie imprese».
FORTI PREOCCUPAZIONI Confindustria e Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, CNA; Casartigiani, Confesercenti) - è scritto nella nota congiunta - «ribadiscono le preoccupazioni già espresse nei giorni scorsi, in merito alle misure contenute nella manovra finanziaria relative alla riscossione (art. 38) e alla compensazione dei debiti e crediti fiscali (art.31)». Le norme sono altamente tecniche e sono state introdotte indicandole come misure anti-evasione. Ma le imprese ritengono che siano troppo decise e mettano in difficoltà soprattutto le Pmi: Inoltre, le soluzioni finora indicate non sarebbero sufficienti ad evitare problemi per le imprese. «La proposta che è stata avanzata in Commissione Bilancio al Senato di portare da 150 a 300 giorni la durata massima della sospensione giudiziale degli atti di recupero dei crediti verso l'amministrazione - è scritto nella nota - non risolve il problema, a fronte del fatto che la durata media dei soli procedimenti di primo grado supera i 700 giorni. Se passasse questa norma, il contribuente sarebbe costretto, pena il pignoramento, a pagare gli importi richiesti dall'amministrazione, pur essendo ancora in attesa di sentenza e a fronte di pretese che nella grande maggioranza dei casi risulteranno successivamente non fondate».
BONAIUTI: NESSUNO SCONTRO PREMIER-TREMONTI «Il titolo di apertura del 'Corriere della Sera' relativo allo scontro tra il presidente del Consiglio ed il ministro dell'Economia è assolutamente infondato». Lo afferma Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio aggiungendo che «la collaborazione tra il presidente Berlusconi ed il ministro Tremonti si basa su una solida amicizia e sulla condivisione totale dell'azione di Governo». «Spiace rilevare - prosegue Bonaiuti che in mattinata ha sentito sia Berlusconi che Tremonti - che la pubblicazione di una notizia importante come quella di stamane, e su un tema tanto delicato per tutti come la manovra per la stabilizzazione del pubblico bilancio, non è nell'interesse del paese».
ERRANI: NECESSITA' CAMBIARE LA MANOVRA «La cortina fumogena alzata in queste ore serve a coprire una manovra che per le Regioni e gli enti locali è insostenibile e che finirebbe per penalizzare i cittadini»: lo afferma il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che ribadisce: «la manovra varata rischia di tagliare le gambe al federalismo fiscale, è squilibrata perchè pesa per l'80% su regioni ed enti locali e finirà per ricadere su servizi pubblici essenziali per i cittadini». «Per questo - aggiunge Errani - Regioni ed enti locali hanno chiesto un incontro urgente al Presidente del Consiglio, al quale torno a sottolineare che cambiare la manovra è per le Regioni e gli enti locali una necessità».
SAPPE CHIEDE DIMISSIONI AZZOLLINI Il Sappe, Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, si dice «sconcertato dall'emendamento presentato dal senatore Azzolini presidente della Commissione Bilancio del Senato, che prevede il taglio delle tredicesime alle Forze dell'Ordine ed ai Vigili del Fuoco». E malgrado l'ipotesi sia stata smentita dal presidente del Consiglio, in una nota chiede le dimissioni del senatore. «Con una presa di posizione inaccettabile - afferma il segretario nazionale Federico Pilagatti riferendosi ad Azzolini - si è scagliato contro le donne e gli uomini in divisa che rischiano giornalmente la vita per 1200 euro al mese, e che aspettano il rinnovo del loro contratto da quasi tre anni». «Appare peraltro incredibile - afferma ancora - mettere sullo stesso piano, categorie di lavoratori che hanno differenze abissali sulla propria busta paga».
Fonte: leggo.it
giovedì 1 luglio 2010
Il consigliere e la serata a trans e coca: dopo il festino fa comizio al balcone
Pier Paolo Zaccai (Pdl) ha urlato frasi sconnesse e improvvisato un comizio, poi si è sentito male. Il coordinatore regionale Piso: «Sospeso dal partito»
ROMA - Un consigliere Pdl della Provincia di Roma, Pier Paolo Zaccai è stato ricoverato alle tre di notte in stato confusionale all'ospedale Grassi di Ostia dopo aver partecipato a un festino a base di cocaina e sesso, al quale erano presenti alcuni trans. L'uomo, le cui condizioni di salute non destano preoccupazioni, ha lasciato l'ospedale in tarda mattinata dopo aver rifiutato i test tossicologici. Secondo quanto si apprende da fonti sanitarie, Zaccai ha riportato una contusione al ginocchio per la quale ha dichiarato di essere caduto dalle scale. «In attesa di comprendere meglio le dinamiche che hanno portato al ricovero in ospedale del consigliere provinciale del Pdl Pier Paolo Zaccai, riteniamo opportuno sospendere cautelativamente dal partito il consigliere in questione» ha dichiarato Vincenzo Piso, coordinatore regionale del Pdl del Lazio.
IL RACCONTO - A svelare il retroscena della serata sarebbe stato uno dei trans partecipanti al festino, che ha riferito l’accaduto alle forze dell’ordine. Il consigliere si sarebbe affacciato in uno stato confusionale dal balcone della casa nella quale si stava svolgendo il festino - sembra di proprietà del transessuale in via Manlio Torquato, nel quartiere Appio-Tuscolano - urlando frasi sconnesse e improvvisando un comizio. Intanto la Polizia del commissariato Appio sta indagando: un trans, probabilmente sudamericano, per il quale si sta valutando anche la regolarità della permanenza in Italia, è stato interrogato e anche il consigliere provinciale Pier Paolo Zaccai verrà ascoltato.
CHI E' IL CONSIGLIERE - Pier Paolo Zaccai ha 42 anni e ha iniziato l'attività politica giovanissimo a Ostia, che si può considerare il suo piccolo «feudo« elettorale. Nato a Roma il 19 aprile del 1968, Zaccai inizia la sua carriera politica all'età di 17 anni, aderendo al Fronte della Gioventù, formazione della destra giovanile da cui ha avuto origine Azione Giovani. Aderisce all'età di 21 anni al Movimento Sociale Italiano e si candida per la prima volta a 25 anni nel 1993, con lo stesso movimento, risultando eletto con 307 preferenze individuali nella Circoscrizione XIII di Roma.
LA CARRIERA POLITICA - Eletto 4 volte consecutivamente nella XIII Circoscrizione del Comune di Roma, denominata dal 2001 Municipio Roma XIII, la prima per l'Msi e poi dal 1995 per Alleanza Nazionale, partito per il quale ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio Municipale dal 2004 al 2006, il primo di destra ad Ostia nella storia della Repubblica Italiana. Nel 2008 si candida alla Provincia di Roma nel collegio Roma XV per il Gruppo Pdl, ottenendo 33.778 voti e entrando in consiglio provinciale dopo le dimissioni di Alfredo Antoniozzi. Ha compiuto studi universitari presso la Sapienza di Roma, laureandosi in psicologia, con tesi di laurea in psichiatria sul tema del suicidio in adolescenza. Attualmente è amministratore di una società di consulenza a Ostia Lido, vice presidente di una cooperativa edilizi e socio fondatore della fondazione «I Cavalieri di Anco Marzio» che opera in ambito cattolico. Nella consigliatura 2001-2006 è stato Presidente della Commissione Bilancio, Decentramento e Rapporti Istituzionali, nonché delegato alla sicurezza sociale, urbana e ambientale.
LA TESTIMONIANZA DELLO STUDENTE - «Sono stato svegliato intorno alle 6 dalle urla di un uomo affacciato dal balcone al primo piano del palazzo di fronte. Quel politico gridava disperato: "Aiuto, aiuto mi hanno incastrato". Ha svegliato tutto il vicinato». A parlare è Michele, studente fuori sede, che abita al palazzo di via Manlio Torquato in zona Appio dove il consigliere provinciale Pier Paolo Zaccai è stato soccorso. «Indagavo sui trans e perciò mi hanno incastrato - farneticava il consigliere - poi quattro o cinque trans hanno preso pc e altri oggetti e sono scappati prima dell'arrivo della polizia». Lungo le stradine limitrofe parecchi bar e negozi. Tra questi una lavanderia che alle 6 aveva appena aperto. «L'ho sentito urlare disperato - ha raccontato la titolare - pensavo l'avessero picchiato. Qui c'é sempre un via vai di transessuali, almeno una ventina in zona, e di macchinoni di grossa cilindrata». Poi la donna, riferendosi al caso Marrazzo, dice: «Vabbè una volta per uno non fa male a nessuno».
fonte: http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_luglio_1/festino-trans-1703302915846.shtml
Disastro ambientale a Taranto sotto inchiesta i vertici dell’Ilva
Inquinamento da diossina e pcb: indagate quattro persone, tra cui il patron del siderurgico Riva e il figlio.
TARANTO - Decolla l’inchiesta della Procura di Taranto su fumi, diossina, furani e pcb. Le indagini, partite circa due anni fa dopo il ritrovamento di pericolose tracce nei formaggi degli allevamenti che pascolavano a ridosso della zona industriale per ora sembrano rivolte verso una sola azienda: l’Ilva. Sono quattro gli indagati di spicco coinvolti. Si tratta del patron del siderurgico Emilio Riva, di suo figlio Nicola Riva, da poco più di un mese alla guida dell’acciaieria di famiglia, del direttore dello stabilimento tarantino Luigi Capogrosso e del responsabile dell’agglomerato 2, Angelo Cavallo. Fra i reati contestati, per la prima volta, c’è quello di disastro ambientale. Il capo della Procura jonica Franco Sebastio ed il sostituto Mariano Buccoliero, titolari dell’inchiesta, hanno chiesto di blindare l’accusa con un incidente probatorio nell'ambito di un accertamento tecnico irripetibile, ovvero una superperizia per identificare una volta per tutte qual è la fabbrica di veleni che produce diossine e pcb in quantità pericolosa per la salute pubblica.
Un atto che si rende necessario dopo che lo scorso febbraio ispettorato del lavoro e tecnici universitari che collaborano con la magistratura avevano fatto incursione nello stabilimento siderurgico per verificare le procedure di gestione delle polveri che vengono trattate ed abbattute dagli elettrofiltri dell’agglomerato 2, il più grande d’Europa. Da mesi, da parte di associazioni cittadine ed ambientaliste, si erano sollevati cori di protesta per le incredibili nuvole di fumo, visibili perfino dai paesi della provincia distanti diversi chilometri, che in particolare di notte si sono alzate dalle ciminiere. Rilievi tecnici curati per l’Arpa, inoltre, avevano scatenato l’allarme dei pcb (policlorobifenili), composti cancerogeni banditi già dagli anni ’70, prodotti non nella combustione, come la diossina, bensì utilizzati nei trasformatori elettrici. La procura dovrà chiarire come i pcb siano potuti finire nell’erba di cui si sono cibate le migliaia di pecore finite al mattatoio. In attesa della fissazione dell’incidente probatorio, sul tavolo della Procura sono attesi i risultati delle analisi dopo il campionamento di polveri e materiali del ciclo di agglomerazione dall’ingresso ai punti di scarico dei sistemi di abbattimento dei fumi primari presso l’agglomerato 2.
Fonte: Repubblica.it
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