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venerdì 21 maggio 2010

Il Pdl frena sul carcere ai cronisti


La convocazione a palazzo Grazioli, ieri pomeriggio alle 14. E poi la decisione: niente più inasprimenti di pena per i giornalisti che pubblicano atti di indagine (carcere fino a 12 mesi), intercettazioni telefoniche e foto del magistrato titolare dell'inchiesta (carcere fino a 2 mesi). Silvio Berlusconi ordina la marcia indietro. Con lui ci sono il suo consigliere giuridico Niccolò Ghedini, il ministro della Giustizia Angelino Alfano e il relatore del ddl intercettazioni Roberto Centaro. Era suo l'emendamento che raddoppiava i giorni di arresto per i cronisti nonché l'ammontare dell'ammenda (fino a 10mila o 20mila euro): la commissione Giustizia del senato avrebbe dovuto votarlo lunedì prossimo, ma ieri si è deciso di ritirarlo. Se fosse passato, il carcere - oggi evitabile pagando l'ammenda - sarebbe diventato una prospettiva concreta per i cronisti disposti a violare la censura sulle intercettazioni (per la pubblicazione di notizie, i 12 mesi di carcere previsti potevano essere evitati pagando 10mila euro di ammenda). Il tutto condito dalla sospensione temporanea dalla professione.

A questo passo indietro potrebbero seguirne altri. Un altro lo ha già anticipato il presidente della commissione Filippo Berselli e riguarda le maximulte agli editori per la pubblicazione degli atti di indagine, sui quali il ddl fa cadere il silenzio tombale. Il testo approvato in commissione prevede che la sanzione vada da 64.500 a 464.700 euro; Berselli proporrà di ridurre il minimo a 25.800 euro, e in questa direzione è disposto a muoversi Centaro. «Un minimo più basso - dice - consente di applicare sanzioni più contenute. È una modifica che in aula potrei presentare».


fonte: il sole 24 ore

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