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martedì 4 maggio 2010
Scajola si dimette
ROMA - «Vivo da 10 giorni una grande sofferenza in questa situazione che non auguro a nessuno, devo difendermi. E per difendermi, non posso più continuare a fare il Ministro», esordisce così la conferenza stampa del ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola. «Non potrei come ministro della Repubblica abitare in una casa in parte pagata da altri. Questa è la motivazione principale, quella più forte che mi spinge a dimettermi, convinto di essere estraneo a questa vicenda», ha poi affermato, dopo aver ricordato di aver ricevuto attestati di stima da Berlusconi e dalla maggioranza.
Ora sarà compito del premier e del Consiglio dei ministri accettare o meno le dimissioni. È infatti convinzione ferma a palazzo Chigi che non possano bastare indiscrezioni di stampa per interrompere le attività di cariche istituzionali. Nelle ultime ore si sono fatte più insistenti le voci sui possibili successori: il più gettonato è il nome del vice di Scajola con delega alle comunicazioni, Paolo Romani. Ma si sarebbe detto disponibile anche Giancarlo Galan, appena insediato al ministero dell’agricoltura.
Le dimissioni ufficiali arrivano dopo due giorni in cui le voci si sono rincorse freneticamente. Nella giornata di ieri si erano già diffuse voci di dimissioni, prontamente smentite dallo stesso Scajola: «Sono vittima di un processo mediatico», aveva dichiarato. Scajola era rientrato ieri sera a Roma da una missione in Tunisia. E stamane avrebbe avuto un colloquio telefonico con il presidente del Consiglio che lo avrebbe inviato a non lasciare l’incarico.
Sulla vicenda è intervenuto anche il vicepresidente dei deputati Pdl, Italo Bocchino, che ha auspicato una pronta approvazione del ddl anticorruzione: «La vicenda di Scajola ripropone la questione della trasparenza di chi amministra la cosa pubblica. Il ministro dello Sviluppo economico è persona capace e navigata e saprà dimostrare dinanzi alla magistratura l’innocenza che reclama». «Il Pdl ha anche il dovere - continua Bocchino - di dare una risposta all’opinione pubblica sul tema della corruzione. Il primo marzo scorso il governo ha approvato il ddl anticorruzione che punisce chi sbaglia con la più dura delle sanzioni: l’espulsione dalla politica. Adesso serve una moratoria legislativa di una settimana che il Pdl deve proporre a maggioranza e opposizione per accantonare tutti i provvedimenti in esame e approvare con consenso bipartisan il ddl anticorruzione». Intanto la Lega sembra pronta a "prenotare" il dicastero dello Sviluppo Economnico, lasciato vacante da Claudio Scajola. A riferirlo è Matteo Salvini: «È presto per fare ipotesi - afferma - ma è certo che la Lega avrebbe gli uomini e le donne giuste in grado di portare avanti il ministero di Scajola».
Questa mattina anche la stampa vicina alle posizioni del Pdl aveva assediato il ministro chiedendo spiegazioni. Il "Giornale" aveva pubblicato titoli molto simili a quelli della maggioranza dei quotidiani italiani: «Scajola chiarisca o si dimetta» si leggeva sul quotidiano della famiglia Berlusconi. «Nessuno può credere che una casa vista Colosseo sia stata pagata appena 600mila euro. E non torna neppure la storia degli assegni circolari. Serve una spiegazione convincente». Infine, aveva chiosato Feltri, il ministro «non aspetti» il giorno della convocazione davanti ai magistrati «a fugare ogni sospetto. Lo faccia subito o finirà male... E se non ha niente da dire oltre a ciò che ha detto, le conviene rassegnarsi. Anzi, rassegnare le dimissioni». Su linea molto simile anche il quotidiano "Libero" che titolava «Ora Scajola ci dica. Anemenone lo scagiona. Ma i dubbi restano e l’offensiva contro di lui non si placa. A questo punto il ministro ha tutto l’interesse a reagire». Mentre il Corriere della Sera titolava «Scajola sotto accusa, ora è in bilico» e la Repubblica «Assedio a Scajola: "Si dimetta"» .
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