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mercoledì 19 maggio 2010

Inter: scandalo champions league


La societa' ha deciso di dividere i 21 mila posti per la finale in maniera un po' atipica

Milano - Il 22 di Maggio l'Internazionale Fc andrà a Madrid per giocarsi la finale della Champions League contro i tedeschi del Bayern di Monaco. Immediatamente dopo il passaggo del turno contro il Barcellona, la febbre per accaparrarsi un tagliando di ingresso a quella che sarà una partita storica è cresciuta esponenzialmente con il passare delle ore.

Già il giorno dopo la semifinale si trovavano esclusivamente biglietti a costi che vanno da un minimo di 750 euro a salire; proprio per detta ragione sul sito della squadra di Milano è apparsa immediatamente una news che esortava i tifosi a fidarsi esclusivamente delle notizie che provenivano dalla sede centrale di c.so Vittorio Emanuele. Ciò avrebbe evitato di incorrere bagarinaggi o truffe orchestrate a regola d'arte da agenzie di viaggi compiacenti.

Assegnati i 21 mila biglietti in dotazione al club neroazzurro, ricordiamo che una parte è riservata ai tedeschi e una parte vengono venduti direttamente a Madrid, ci si aspettava una vendita senza discriminazioni , magari tramite BPM come succede usualmente. Così non è stato. Infatti la società del presidente Moratti ha deciso di attribuire la disponibilità degli ingressi al Bernabeu, in maniera un po' "antipatica" (per utilizzare un aggettivo molto caro alla proprietà).

Date 21mila unità, la distribuzione è stata così decisa: 5000mila ingressi, venduti nella giornata di sabato 15 Maggio, presso la sede della Banca Popolare di Milano di via Massaua; 1600 dati alla curva nord, 7mila ceduti all'agenzia Jakala di Milano, 4500 in mano a sponsor ed entourage della società. Ma non è finita.

Capitolo Banca: i 5000mila tagliandi messi a disposizione, ad un prezzo di 160 euro per una terza fascia e 240 per la seconda, sono stati maggiorati di circa il 100%, visto che la terza fascia (una curva) costerebbe 90 euro, almeno da quanto riportato dal sito Uefa. Quindi un apertura straordinaria di mezza gironata di una banca corrisponde a una "cresta di servizio" eccessivamente abbondante. Oltre a ciò l'Inter ha fatto sapere che la prelazione è patrimonio unico di abbonati allo stadio o tesserati al centro di cordinamento neroazzurro. Quindi nella notte di venerdì aspettiamoci delle code inenarrabili di 60 mila abbonati al Meazza che vorranno il loro biglietto. La situazione sarà gestibile al livello di ordine pubbilco?

Tassello ulteriore di questo scempio organizzativo, risultano essere i 7mila biglietti ceduti ad una agenzia, "la Jakala", che vende al pubblico pacchetti da 1400euro per il volo e la partita di calcio. Facendo due conti salta subito all'occhio come se un volo Milano/Madrid costi, in media 200euro e due notti in un hotel di seconda scelta si attestino sui 200 euro il biglietto di ingresso allo stadio è prezzato 1000 euro... Un po' eccessivo per una partita di calcio.

Per non parlare dei 4500 ticket in mano agli sponsor. Numerose sono state le manifestazioni di protatesta dei tifosi: gruppi su facebook, lettere da inter club che contano migliaia di iscritti (uno su tutti quello di Londra), club che non ci stanno a questo tipo di trattamento da parte della società. Ma all'Inter tutto tace e sembra che la finale, che manca ai nerazzurri da 38 anni, sarà patrimonio di ricchi annoiati, o di vecchie glorie tirate fuori dagli armadi per l'occasione.

Un comportamento da ritenere ancora più assurdo se si pensa che i cugini del Milan nell'ultima finale aveva tenuto esattamente il comportamento opposto, cercando di evitare i bagarinaggi mascherati da agenzie di viaggi, e vendendo la disponibilità dei posti in banca con una prelazione per gli abbonati, come è usuale. Questa volta il rinomato stile và cercato in via Turati, ma il tifoso dimentica presto. Lo stesso tifoso che spera nei famigerati 3 tituli, magari foraggiando il premio di 600mila euro promesso ai calciatori in caso di vittoria, cifra cada uno ovviamente. La fede è conoscenza del cuore e oltrepassa il potere della dimostrazione, ma non in questa storia.

Paolo Quaglia

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